giovedì 21 febbraio 2013

Sognando Paulo Freire

La nostra generazione, quando è apparsa sulla scena della società, ormai una quarantina di anni fa, aveva il cipiglio di chi voleva cambiare il mondo e il modo di vivere. Indubbiamente ci abbiamo provato ed abbiamo lottato, ma alla fine abbiamo fallito, non tanto per incapacità nostra, ma perché molti si sono tirati indietro e qualcuno purtroppo ha tradito quegli ideali. Il mondo che volevamo costruire pian piano si è sgretolato sotto i nostri piedi, giorno dopo giorno e adesso stiamo correndo il rischio di lasciare in eredità ai nostri ragazzi solo un pugno di sabbia. In una situazione del genere, è inutile continuare a ripetere, come pappagalli, dei concetti e degli slogan che magari ci provocano una scarica di adrenalina, ma che non hanno più alcun significato, sono solo un rigurgito di orgoglio di un gruppo di anziani nostalgici. Bisogna rintracciare dei modelli che rappresentino qualcosa d'importante, dei punti fermi e solidi su cui edificare qualcosa di nuovo. E bisogna tener presente due concetti fondamentali:
1) non ci possiamo salvare da soli
2) bisogna assolutamente tutelare l'immenso patrimonio rappresentato dai giovani
In tutto ciò la lezione di Paulo Freire assume un significato immenso. Da almeno una decina d'anni, prima da solo, poi insieme ad Elena Sbaraglia, vivo la scuola dal di dentro ed incontro quasi quotidianamente i ragazzi, non solo per insegnare qualcosa, ma anche e soprattutto, secondo quello che dice Freire, per imparare qualcosa da loro. In questo periodo, è inutile nasconderci dietro ad un dito, la scuola è allo sbando e si tiene in piedi solo grazie ad alcuni insegnanti, che resistono eroicamente sul ponte di comando. Fino a quando però sarà possibile? La cultura è stata considerata dai governi e dall'ultimo in particolare, zavorra inutile da buttare in mare, per salvare un'economia resa agonizzante dagli errori e dalla disonestà di chi doveva farla crescere. Dobbiamo tenere presente, come affermava Freire, che è importantissimo "apprendere la realtà come se ci appartenesse" e che senza la conoscenza non ci può essere la libertà. 
Ricordiamo e ripetiamoci sempre, quando ci svegliamo la mattina e la sera quando andiamo a letto, che le dittature prosperano condannando le masse all'ignoranza. E' un concetto di vitale importanza e tutto il resto è spread. Non per niente, il primo libro pubblicato da Freire nel 1967 si intitolava "L'educazione come pratica della libertà".
Dario Amadei

martedì 12 febbraio 2013

Smile


All’alba della Tecnologia Nera ci troviamo a vivere immersi in un sorta di Medio Evo culturale che negli ultimi tempi sta diventando sempre più asfissiante.
Il Genio Umano che è riuscito ad illuminare anche i secoli più bui della storia sembra essersi irrimediabilmente spento ed è  difficile, quasi impossibile rintracciare novità davvero rivoluzionarie in tutti i campi dell’arte. Mecenate è entrato a far parte della congrega degli Uomini Grigi che considerano la cultura inutile e forse dannosa, un ramo secco da potare senza pensarci troppo. Le multinazionali stanno condannando l’Homo Sapiens ad evolvere in Homo Informaticus ed il cervello umano presto diventerà l’appendice scialba e raggrinzita di un computer senza il quale non sapremo più soddisfare nemmeno le nostre esigenze più strettamente fisiologiche.
In una situazione del genere chi non rinuncia nonostante tutto a volare si rifugia inevitabilmente in un passato non certamente remoto ma che sembra ormai lontano anni luce.
E cosi hanno fatto le giovani scrittrici di “Venti racconti intorno a Brian Wilson e Smile” una interessantissima antologia curata da Vittorino Testa, frutto di un laboratorio di scrittura creativa.
Brian Wilson,  leader dei Beach Boys  leggendario gruppo musicale  pop rock statunitense, alla fine degli anni sessanta sviluppò un’ossessione che lo trascinò nel baratro della follia. Voleva realizzare un album che rappresentasse una svolta epocale nella storia della musica, con  testi innovativi ed  uso di strumenti sofisticati e inusuali. Lavorò a lungo al progetto, lottando contro gli altri componenti del gruppo che lo ritenevano troppo lontano dal loro stile, ma alla fine quando ormai stava per uscire, “Smile” questo era il titolo dell’album, venne definitivamente accantonato. Fu un flop terribile dal quale Wilson non si riprese mai più.
Molti affermano che se Smile fosse uscito nel 1967, album come Sgt Pepper’s o anche lo stesso Dark side of the moon dei Pink Floyd non avrebbero avuto lo stesso impatto e significato.(V. Testa)
Nell’antologia, le autrici ricorrendo a generi letterari molto diversi, dal noir al racconto d’amore, ricostruiscono tra mito e realtà la storia di Brian Wilson e della sua ossessione…
Un viaggio affascinante, sulle ali dell’emozione, nel cuore di una leggenda della musica rock.
Assolutamente da non perdere.
Dario Amadei

sabato 9 febbraio 2013

Paulo Freire

Formazione scientifica, correttezza etica, rispetto verso gli altri, coerenza, capacità di vivere e apprendere con il diverso, non permettere che il nostro malessere personale o la nostra antipatia nei confronti dell'altro ci spingano ad accusarlo di cose che non ha fatto: tutti questi sono doveri a cui dobbiamo attendere con umiltà e perseveranza 
(Paulo Freire in Pedagogia dell'autonomia)

sabato 2 febbraio 2013

Una mostra da non perdere

La mostra “Momenti di vita ebraica” di Giorgio Speciale, giovanissimo fotografo siciliano, a cura dell’Associazione Il Melograno (http://www.ilmelogranoitalia.it/) è stata inaugurata a Formello in occasione della Giornata della Memoria e sarà presente, fino al 13 febbraio, nella Biblioteca Casa del Parco di Roma. È un’occasione da non perdere perché con grande sensibilità e passione il fotografo ha saputo cogliere dei momenti importanti di vita ebraica “per ricordare non solo quanto di doloroso è avvenuto in passato, ma anche quanto di allegro e di positivo continua ad esserci ancora oggi.
La tragedia della Shoa può essere commemorata in tanti modi (film, presentazioni di libri, documentari) che rievocano quei terribili eventi e lasciano spesso nell’animo di chi assiste un profondo senso di tristezza e di impotenza nei confronti dell’ingiustizia della storia. Questa mostra, invece, è un veicolo emozionale potente che fa crescere nel cuore di chi la visita la speranza e la consapevolezza di poter continuare a credere, nonostante tutto in un mondo migliore.
L’impareggiabile guida in questo viaggio ideale, sospeso tra passato presente e futuro, è Giovanna Micaglio  Benamozegh, Responsabile della Biblioteca Casa del Parco, che con la sua delicatezza e la sua profonda cultura, racconta con passione la Storia attraverso i suoi quadri e i suoi “libri a portata di mano” e regala a chi l’ascolta delle emozioni forti.
Elena Sbaraglia e Dario Amadei