domenica 12 febbraio 2012

L'eroica impresa del GladiaScrittore


Scrivere una storia può essere pericoloso
C’è il rischio di uscire dal tran tran della vita quotidiana
Ricordi particolarmente emozionanti del tuo passato potrebbero riaffiorare in superficie
Spinto dall’entusiasmo potresti dimenticare a casa il cellulare, ma non la penna, indispensabile per fissare in ogni istante le tue idee
Potresti sorprenderti di avere infinite cose da comunicare agli altri
Potresti scoprire delle storie meravigliose sul fondo delle tue circonvoluzioni cerebrali
Profumi, suoni e sapori, frutto della tua immaginazione, potrebbero diventare incredibilmente reali
Lo scrivere potrebbe essere per te un amico di quelli che non tradiscono mai
Potresti correre il rischio di ascoltare e comprendere la voce della tua anima
Scrivere potrebbe diventare il tuo primo pensiero del mattino
Potresti accorgerti di avere uno strumento utile per vivere meglio

Quindi come avrai capito scrivere può essere davvero pericoloso, ma se sei una persona coraggiosa e vuoi correre il rischio iscriviti ad uno dei nostri corsi di scrittura creativa online.
Potrai farlo rimanendo tranquillamente barricato in casa tua…
Ti aspettiamo … ovunque tu sia!!!

Chi fosse interessato può contattarci tramite email a magicblueray@gmail.com e visitando il nostro sito www.magicblueray.jimdo.com

Dario e Elena

sabato 11 febbraio 2012

Una volta c'era il pensiero...

Le donne vittime inconsapevoli della immagine voluta da un mondo maschilista?
La prestanza fisica, al servizio di un'anima in cerca delle proprie definizioni o che tenta di annullare l'angoscia di una presa di coscienza, può essere un elemento deflagrante nell'indirizzare verso il compiacimento narcisistico le pulsioni insoddisfatte.
Semplicemente: un essere che convive da tempo con un dolore mai rielaborato, con una perdita mai sofferta fino in fondo, se non incontrasse sulla propria strada la possibilità di una facile gratificazione legata al suo essere fisico, perchè non suffragato da un aspetto seducente, avrebbe due scelte: accettare le perdite o le sconfitte come parte della vita o rendersi consapevole che la propria incapacità di "sentire" rappresenta il simbolo di un problema più profondo.
Naturale: ciò accade anche al sesso maschile. Ma nella donna l'elemento seduttivo, l'apparenza, sono componenti essenziali di tutta una serie di gratificazioni e occuparsi della propria fisicità allontana necessariamente e provvidenzialmente dai terreni sdrucciolevoli dei propri conflitti interiori.
Ci si gratifica con un nuovo abito, un taglio di capelli, i colpi di sole, tutto sano, ludico e ben venga… che c’è di meglio, a volte di una giornata di shopping sfrenato anche trafficando nei mercatini? Non mi riferisco a questi atteggiamenti femminili che non solo condivido in pieno, ma che trovo siano uno degli aspetti più significativi del nostro modo di volerci bene, di scacciare le preoccupazioni, l’ansia, di ritagliarci momenti per noi e magari tornare a casa con una collana fichissima pescata in un mercatino di periferia – personalmente ne ho tante che non so più dove metterle – Parlo d’altro, parlo di quando l’attenzione si sposta in modo ossessivo sul nostro corpo, che pure va sanamente curato, mi riferisco al sopracciglio tatuato, che tra l’altro omologa tutte le espressioni, ad un labbro gonfiato e ridisegnato; si finisce poi, col cedere poi all'idea di nuovi seni, ad un buon lifting, a un gluteo rimodellato... gli occhi nella scollatura, le labbra evocatrici di sensuali promesse. Ci sembra di volerci bene così, di accontentare quella parte di noi che non si sente bene e invece l'oggetto così trasformato soddisfa e nutre le pulsioni narcisistiche che, a loro volta, coprono l'angoscia di non esserci, la paura di non essere eguali ai modelli proposti e massificati rimuovendo altresì probabili, irrisolti conflitti.
Non si tratta più, o solo, di "cancellare i segni del tempo", ci pieghiamo, in questo modo  rinunciando alle nostre identità: ci ordinano di essere eccitanti, volgari, di far immaginare con le rigonfiate tette e sulle labbra non voglio soffermarmi per non scadere nella volgarità... Bisogna essere forti e sane per tutto questo, perchè nessun culo tondo ha mai risolto frustrazioni profonde, la deriva narcisistica è come una sabbia mobile, come le benzodiazepine prese in dosi massicce: anestetizza ma non guarisce, ammala.

Ombretta D’Ulisse

domenica 5 febbraio 2012

Le fiabe sono e saranno sempre intramontabili

Non è da molto che mi sono avvicinata alla letteratura per ragazzi, anzi, ad essere sincera anche io come tanti, ho ritenuto per un certo periodo di tempo che i libri scritti per ragazzi fossero poco interessanti da leggere. Ma per fortuna ho incrociato sulla mia strada uno scrittore, Dario Amadei, che mi ha aperto gli occhi e la mente facendomi scoprire l’importanza della buona letteratura per ragazzi.
Il problema è che spesso nelle librerie o nelle biblioteche ci si imbatte in libri, diciamo pure brutti,  che banalizzano gli argomenti trattati e li semplificano in maniera goffa perché pensano che i giovani lettori non siano altrimenti in grado di comprenderli. Il risultato è a dir poco disastroso.
Molti adulti, poi, pensano che le fiabe siano utili solo ai bambini e si limitano, quando hanno tempo, a leggerle distrattamente ai loro figli. Fortunatamente però ci sono dei genitori che hanno ancora il cassetto della fantasia ben aperto e riescono a cogliere i messaggi profondi che queste storie meravigliose contengono.
Le fiabe non sono dei semplici racconti, vengono tramandate da secoli, dapprima oralmente e poi per scritto e contengono la saggezza dei popoli. Ci riconosciamo nei problemi che affliggono i personaggi e, scoprendo il modo in cui questi li affrontano, possiamo trarre insegnamenti preziosi per superare situazioni a volte davvero critiche.
Un esempio su tutti, Il piccolo principe. Un libro che può essere letto come una fiaba, ma anche come un trattato di filosofia, destinato forse più ad un adulto che ad un bambino.
Insomma le fiabe ci aiutano a crescere equilibrati e ci rendono capaci di dare il giusto significato alle cose. Gli adulti, attraverso le fiabe, recuperano momenti della loro vita in cui erano entusiasti, leggeri, incantati e questi ricordi possono aiutarli ad affrontare il disagio quotidiano.
Come dice Dario, infatti, la magia è il deus ex machina che in un soffio di vento risolve qualsiasi difficoltà: crederci di più anche nella vita di tutti i giorni non costa niente! Chi pur sapendo che alcune situazioni sono fantastiche, non vorrebbe viverle per sentirsi felice?!?
Credere che per l’eroe della fiaba tutto è possibile ci regala la consapevolezza di potercela fare, ci fa trovare la forza per superare gli ostacoli. Se ce l’hanno fatta Diafano e Periplo (Un mondo migliore e Cronache di Monterotto, Dario Amadei) a credere in un mondo migliore, perché non possiamo sperarci anche noi? Leggere le loro avventure ci infonde quel coraggio necessario per affrontare la vita con fiducia e spensieratezza.
Non abbiate paura di miscelare fantasia e realtà ed immergetevi senza pensarci un attimo nel magico mondo delle fiabe. Tenete però ben presente che il lieto fine non è mai scontato e per raggiungerlo bisogna sfidare draghi, cattivi e percorsi impervi. Immedesimandovi nel protagonista riuscirete anche voi a destreggiarvi  tra le difficoltà della vita di tutti i giorni e alla fine ringrazierete quel libro di fiabe che avete letto e chi l’ha scritto.
Elena Sbaraglia

giovedì 2 febbraio 2012

WebAppunti di Antonio Trimarco

Solitudine e crisi. Due uomini due risposte.
Note comuni sul romanzo “Ricomincio da te” e sul film “L’industriale”
Mi ha colpito la scorsa settimana una corrispondenza che ho trovato in due storie raccontate in un romanzo e in un film entrambi di recente uscita.
Il romanzo è di un 37enne spagnolo Eloy Moreno, informatico con la passione per la scrittura, “Ricomincio da te” edito in Italia dall’editore Corbaccio. Il film invece è “L’industriale” di Giuliano Montaldo.
Entrambe le storie vertono su una crisi esistenziale profonda che i personaggi principali stanno attraversando.
Due solitudini nate da motivazioni in parte diverse in parte comuni. Due solitudini che nascono dalla difficoltà del vivere nella nostra società, la routine quotidiana in un caso, la crisi anche economica nell’altro.
Due solitudini che riverberano nella vita privata di questi due uomini e che sfociano anche in una crisi sentimentale, coniugale, esistenziale.
Il dolore come sempre allontana più che unire e tutto inizia anche da qui.
“Quella mattina non ci parlammo, non ce ne fu bisogno. Ognuno si dedicò alle sue cose: lei fece colazione, io feci colazione, vestimmo Carlitos, io lo portai via e lei rimase lì. Detti un colpo alla porta e capii che mi lasciavo alle spalle i resti di una relazione che un tempo ci era appartenuta. Il capo quel giorno non mi disturbò, ma neanche così riuscii a lavorare. Presi un foglio e calcolai; calcolai la mia vita in distanze, in luoghi, in superfici… Scrissi.
SUPERFICI DI VITA
Casa: 89 m2
Ascensore: 3 m2
Garage: il nostro è accanto all’ascensore, 8 m2
Azienda: ufficio open space, circa 80 m2
Ristorante: 50 m2
Bar: 30 m2
Casa dei genitori di Rebe: 90 m2
Casa dei miei genitori: 95 m2
Totale: 445 m2 Totale: 445. In 445 metri quadrati trascorrevo il 95 per cento della vita. Cercai su Internet la superficie totale della Terra. Fu veloce: 510.065.284,702 km2. A quasi quarant’anni, vivevo, esistevo e mi muovevo in 445 m2. Valeva la pena continuare?” (Brano da Ricomincio da te).
Nel film invece Nicola quarant’anni, è proprietario di una fabbrica, ereditata dal padre, sull’orlo del fallimento e la Banca ha deciso che non può più sostenerlo, mancano le garanzie. A nulla vale la determinazione dell’industriale nello spiegare i nuovi prodotti che farebbero uscire la fabbrica dalle difficoltà.
In realtà una soluzione ci sarebbe, Nicola dovrebbe coinvolgere nelle garanzie da dare alla Banca le proprietà di sua moglie e della suocera. Ma lui vuol farcela da solo, è convinto che nonostante le difficoltà ci riuscirà, si fida di una possibile joint venture con una società tedesca.
Ma la crisi è più profonda e dalla superficie economica affonda in quella esistenziale e sentimentale mettendo a nudo un rapporto coniugale in difficoltà. Le preoccupazioni di Nicola lo hanno allontanato dalla moglie Laura che sente la distanza del marito ma non sa come colmarla.
In questa profonda solitudine interna ed esistenziale di questi due uomini c’è il nesso che mi ha colpito. In crisi sul lavoro, dentro una routine e delle regole che non guardano alle persone, ma al profitto e ad un rendimento conformista, in crisi nelle relazioni più importanti, quella con le donne che hanno amato e amano, questi uomini stanno affondando.
Così da due punti di vista anche geografici diversi il regista Giuliano Montaldo e lo scrittore Eloy Moreno affrontano il tema della solitudine e di come ci si può confrontare con essa in una Europa  (nel film l’Italia del nord – Torino - e nel romanzo la Spagna anch’essa in crisi economica) dove anche i valori forti (l’amore, la famiglia, l’amicizia) diventano incerti, liquidi come ci dice Bauman.
Se ne può uscire? Si può “ricominciare” questi due uomini ci provano ma avranno esiti diversi e qui si apre l’interrogativo esistenziale più arduo: perché uno riesce e l’altro no? Quanto conta il destino e le scelte individuali? Quanto conta la fiducia nelle relazioni amorose? Quanto conta credere profondamente in sé stessi senza farsi fuorviare da paure antiche che nei momenti di crisi ci assalgono.
Insomma un film da vedere e un libro da leggere, entrambi profondi e attuali. Ognuno a suo modo, con una scrittura scorrevole e originale Moreno,  con una regia, una sceneggiatura ed una fotografia impeccabili Montaldo, lo fa con grande passione e grande amore per le debolezze umane. In entrambi le storie i personaggi sono credibili e ben delineati. Alcuni corazzati dietro le maschere del potere: il capo del personale e il banchiere; alcuni svelati nella autenticità che portano, come Laura e Rebe le mogli. E naturalmente loro due i personaggi principali, due uomini in crisi in cerca di una uscita, uno riuscirà, l'altro no. A voi le vostre risposte in due storie una da leggere e l'altra da vedere, entrambe intense e profonde.

A cura di Antonio Trimarco


Link scelti per voi:

mercoledì 1 febbraio 2012

Effetti delle piogge acide sulle piante

Le piogge acide danneggiano l’intero patrimonio vegetale del pianeta: in molte parti dell'Europa e del Nord America, come anche in Brasile, le piante vengono danneggiate in modo più o meno grave. Se non interverranno delle inversioni di tendenza entro 10-20 anni molte foreste nel mondo saranno completamente distrutte, e questo provocherà localmente l'espansione del fenomeno carsico (cioè la penetrazione dell'acqua nel sottosuolo), la siccità, la progressiva aridità dei suoli, l'aumento della possibilità di inondazioni e il cambiamento del clima.
L’aggressione nei confronti delle piante è duplice. Può avvenire attraverso le foglie oppure attraverso modificazioni nella composizione chimica del terreno.
Le foglie rappresentano le parti della pianta più esposte e vulnerabili all’azione degli inquinanti dell’aria in quanto rappresentano la sede degli scambi gassosi. Attraversando gli stomi i gas penetrano all’interno delle foglie dove vanno a sciogliersi nel velo liquido intercellulare che permea le pareti delle cellule del mesofillo. Da qui si diffondono nella foglia dove si possono accumulare in concentrazioni tossiche.
Gli effetti di gran lunga più dannosi sono dovuti all’anidride solforosa.
L’inquinamento da biossido di azoto viene considerato di minore importanza in quanto provoca dei danni alla vegetazione solo a concentrazioni molto più alte della SO2; i sintomi sono comunque simili a quelli descritti per l’anidride solforosa (vedi nella sezione degli inquinanti principali).
Quando gli inquinanti acidi (soprattutto anidride solforosa) arrivano al terreno sottoforma di precipitazioni o di deposizioni secche allora si attua l’acidificazione del suolo (per maggiori informazioni vedi il paragrafo successivo). Nel terreno si libera lo ione alluminio che è in grado di sostituire il calcio dai suoi siti di legame sui peli radicali delle piante; avviene una diminuzione dell’apporto dei nutrienti e la pianta si indebolisce notevolmente, esponendosi all’attacco di insetti, malattie e variazioni climatiche eccessive. Questi fenomeni si evidenziano particolarmente nelle zone dove il suolo è più sottile e nelle aree nelle quali le piante sono maggiormente esposte alle intemperie (come l’alta montagna).

http://www.nonsoloaria.com/piacepi.htm

Il Wwf lancia l'allarme sull'Artico "Animali uccisi dalle sostanze chimiche". Orsi bianchi diventano cannibali a causa del riscaldamento globale

ROMA - Che l'Artico stia diventando una discarica chimica è ormai accertato, ora il Wwf chiede che il governo italiano e l'Unione Europea si facciano promotori per salvare una zona cruciale per la salute del pianeta. Una zona molto più vicina, per problematiche e importanza, di quanto comunemente si pensi. Proprio per questo il Wwf sottolinea che impegnarsi per la salvaguardia dell'Artico non è solo dovere etico, ma anche investimento economico.
Il rapporto del Wwf. L'organizzazione mondiale per la conservazione della natura ha reso pubblico un nuovo rapporto sullo stato di salute delle specie animali artiche, dal quale emerge che le sostanze inquinanti provenienti dalle regioni industrializzate dell'America del Nord e dell'Europa occidentale stanno alterando in modo consistente l'habitat. Se non si interverrà subito, denuncia il Wwf, si rischia "l'alterazione irreversibile di un'intera regione del pianeta".
Nell'immaginario comune l'Artico è una distesa di ghiaccio, semideserta e come tale poco esposta al rischio di inquinamento, poiché la presenza dell'uomo è limitata ed è scarsa l'attività industriale. In realtà correnti marine e venti spingono verso l'Artico quantità enormi di agenti chimici volatili di origine industriale e agricola. Già nel 2005 il Wwf aveva stilato un rapporto sui livelli di concentrazione dei prodotti chimici nell'Artico, il rapporto diffuso oggi evidenzia in particolare gli effetti che queste sostanze hanno sugli animali della zona.
Gli effetti dell'inquinamento chimico. I prodotti chimici che inquinano l'Artico creano drammatiche alterazioni nella fauna della zona, gli agenti tossici interferiscono con il sistema ormonale e immunitario degli animali, indeboliscono le loro ossa, modificano i loro comportamenti intervenendo su funzioni neurologiche, stimoli della fame e della sete, impulsi sessuali. Tra le specie che più risentono di tali mutamenti gli orsi polari, dei quali sono stati provati i cambiamenti ormonali (stanno nascendo individui ermafroditi) e comportamentali.
L'ursus maritimus è solo il più noto tra gli animali minacciati e quello sul quale gli effetti sono più visibili, poiché si trova al vertice della catena alimentare e si nutre degli altri animali, vittime a loro volta dell'inquinamento. Il rapporto del Wwf indica però come i danni dell'inquinamento chimico sono riscontrabili anche sui beluga, cetacei che risalgono le foci dei fiumi, dove la concentrazione di sostanze tossiche è altissima: alcune carcasse di beluga trovati morti vicino al fiume San Lorenzo, in Canada, sono state smaltite come rifiuti tossici, tanta era la concentrazione di sostanze inquinanti nelle loro carni.
Le specie a rischio. A rischio per l'inquinamento dell'Artico sono lepri, volpi, renne, caribù, buoi muschiati, foche, trichechi, uccelli, a riprova che il grado di inquinamento è tale da colpire ogni gradino della catena alimentare. E' stato accertato, per esempio, che nei volatili le sostanze chimiche passano direttamente alle uova, nel tuorlo, quindi l'embrione è esposto dalle prime fasi dello sviluppo al rischio di malformazioni. Agli effetti dell'inquinamento chimico si aggiunge il riscaldamento progressivo dell'Artico, che obbliga gli animali a doversi adattare rapidamente a nuove situazioni ambientali. Un compito difficile, che diventa quasi impossibile per animali indeboliti dalle alterazioni metaboliche dovute alle sostanze tossiche.
L'azione politica. "Il Parlamento Europeo, a fine ottobre prossimo, tornerà a decidere su "Reach", cioè Registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche - sottolinea il Wwf - riteniamo indispensabile che venga approvato un testo in cui sia chiaro e netto il principio di sostituzione delle sostanze più pericolose, e la progressiva eliminazione di quelle per le quali è già disponibile un'alternativa".
Ambientalismo ed economia. L'organizzazione per la tutela della natura si appella anche al governo italiano, ponendo l'accento sulla necessità di un'azione che non ha solo fondamenti ambientalisti ma anche economici, poiché investire sulla ricerca ecologica significa anche investire in innovazione: "Il principio stabilito dall'Ue dovrà poi essere recepito dal Consiglio dei Ministri e il Wwf si augura che il governo italiano giochi un ruolo positivo in tal senso, dal momento che l'industria italiana non potrà che trarre vantaggi da una forte spinta all'innovazione".

Animali in pericolo a causa dell'inquinamento

L’estinzione degli animali non è dovuta solo alla caccia (che è un problema portatosi avanti da centinaia di anni), ma anche all’inquinamento.
Ci sono tanti tipi di inquinamento che fanno scomparire gli animali e qui sono
elencati i più importanti :
-         inquinamento atmosferico
-         effetto serra
-         inquinamento idrico
-         inquinamento luminoso
-         inquinamento elettromagnetico (provocato da cellulari, ripetitori ecc…)
-         inquinamento chimico
Tutti questi tipi di inquinamento stanno sconvolgendo la vita di quasi tutti gli animali mettendo a grave rischio la loro esistenza, anzi gli animali sono messi più in pericolo da ciò che dalla caccia che compie l’uomo da moltissimi anni.
Un dato che ci fa capire l’estinzione degli animali è stato l’improvvisa mancanza di passeri, un esempio è la Gran Bretagna dove nel 1970 si erano registrate 12milioni di coppie di passeri, mentre nel 2007 la quota è scesa a 6 milioni, quindi quasi la metà. Il dato più sconcertante è stato ricavato in Irlanda con la diminuzione del 95% di questa magnifica specie. Ciò sta portando l’ aumentare degli insetti che distruggono molte culture, i pesticidi ormai sembrano che non facciano più nulla, gli insetti si sono abituati a tutti i veleni. Si è rotto un importante equilibrio. Un altro problema è la mancanza di api. Molti sostengono che è a causa dei cellulari e dell’inquinamento elettromagnetico, ma la spiegazione più plausibile è che non ci sono più mezze stagioni, il clima è cambiato di 1,8°C.  Dal 1900 al 1995, così le api si sono trovate scombussolate, non hanno più il calendario regolare di una volta, inoltre impollinano fiori e molti fiori sono impregni di sostanze chimiche per farli crescere di più e renderli immune dagli insetti e quindi anche dalle api… In molte zone dell’Europa questo importantissimo e bellissimo insetto è scomparso tra il 20% e il 50%. In Italia si stima intorno ai 30%-40%. Gli scienziati dicono che l’uomo senza le api non avrà più di 4 anni di vita e quindi anche la specie umana si estinguerebbe. Ma non è finita: a causa dell’inquinamento marino, e dell’effetto serra i mari più freschi come i mari Europei stanno diventando tropicali, portando molti  pesci migratori come squali, moltissimi pesci in branchi e soprattutto le balene ad arenarsi su molte coste Europee, perché si aspettavano un clima freddo e invece si sono trovati un clima caldo che è mutato di poco dall’ ambiente da cui venivano. Ma non solo le balene stanno scomparendo a causa di ciò, stanno scomparendo moltissimi altri pesci come aringhe, merluzzi ecc… che finiscono sulle nostre tavole. L’eccessiva pesca avvenuta negli anni ’90 e il nostro odierno inquinamento stanno distruggendo un equilibrio importantissimo. A causa dell’effetto serra e della mancanza di acqua si stima che in Africa i Leoni siano diminuiti del 15%, facendo aumentare così i roditori che distruggono le foreste.  Non solo questi animali sono in pericolo nel mondo, perché tutti gli animali sono in pericolo, molte specie sono quasi sul punto di non ritorno. E quindi si sta rompendo un equilibrio importantissimo per tutti gli esseri viventi del pianeta Terra, provocando l’ estinzione di moltissime specie e lo scombussolamento dell’ ecosistema. L’uomo come tutti gli animali ne fa parte di questo ecosistema, e prima o poi si troverà anche lui a soccombere sotto le sue stesse mani.  Molti scienziati dicono che l’uomo è sul punto di non ritorno, e se l’uomo cessasse tutte le cose che sta facendo, specialmente l’inquinamento si troverebbe ugualmente sul punto di estinguersi come tutti gli animali. E’ come se si avesse dato un calcio a un pallone e non c’è nessuno che lo può fermare perché il pallone va fino alla fine che si ferma, e quando il “ pallone” si fermerà sarà veramente troppo tardi, tardi di circa 150 mila anni, se non milioni dicono gli scienziati. Quindi questo per far capire che anche se l’uomo la smettesse di fare quello che sta facendo non ci sarebbe più soluzione e le cose riprenderanno ad avere equilibrio da più di 1 milione di anni, con nuove specie e nuovi equilibri.  Questi dati non sono frutto dell’ immaginazione di scienziati pazzi o pessimisti, ma frutto di scienziati con anni di carriera e a mio parere pure troppo ottimisti.  Quindi ora la situazione è in mano alla gente, cosa fare? Ci sarà mai una soluzione? Oppure si darà l’irrazionale spiegazione che provvederà Dio? Il problema ce lo siamo creati e ora ne paghiamo le spese, purtroppo però ne paga tutta la Terra.