sabato 29 ottobre 2011

Monterotto News

L'attesa

Oirad odia profondamente il freddo, la pioggia e l'umidità, ma nella vita non sempre si può scegliere e così sarà costretto a trascorrere a Monterotto un lungo interminabile inverno. Con il naso schiacciato contro il vetro della sua finestra, guarda i tetti delle case e le luci di centinaia di altre finestre. Da tantissimi anni Oirad vive nello stesso palazzo e conosce tutti i segreti di Monterotto e dei suoi mostruosi abitanti. C'era un tempo in cui la vita era diversa e per le strade si respirava il profumo di un futuro radioso. Il cortile che oggi è ingombro di auto che lottano all'ultimo sangue per accaparrarsi un posto, molti anni fa era popolato da uno stormo di ragazzi che si affacciavano alla vita pieni di speranza. Poi sono quasi tutti andati via e chi è rimasto non riesce a credere a quello che è successo. E' ormai scesa la sera ed Oirad esce a camminare per le strade deserte. Vuole incontrare Krunko, il coniglio che conosce terribili segreti e dentro di sè sa che prima o poi si farà vivo.
Dario Amadei

Benvenuto a Monterotto News

Amici che ci seguite, in tanti :-), sul blog... da oggi una nuova rubrica arricchirà Librandosi!!! Quanti di voi hanno conosciuto il "Diario da Palmeto" con Oirad Adamei e lo hanno apprezzato? Ora potrete leggere la nuova rubrica che vede protagonista il nostro specialissimo opinionista "Monterotto News"!!!
Buona lettura!!!

Cina, enorme ingorgo in autostrada. 100 km di coda, in fila da nove giorni


I lavori di manutenzione sulla National Expressway 110 hanno deviato il traffico su una strada parallela dove dal 14 agosto si è formato un serpentone di macchine e Tir. Bancarelle di ogni tipo affiancano i mezzi fermi
BLOCCATI in autostrada da giorni, senza poter andare avanti o tornare indietro. Un ingorgo gigantesco sulla strada che collega Pechino a Jinin, in Tibet, che si è formato oltre una settimana fa e che non si smaltirà prima di metà settembre. Tutto è iniziato lo scorso 14 agosto quando la National Expressway 110, principale autostrada che dalla capitale porta a nord-ovest ed è normalmente utilizzata dai mezzi pesanti, è stata chiusa per lavori di manutenzione. I numerosi camion e Tir sono stati dirottati sul percorso alternativo, una strada parallela di appena due corsie che non è in grado di sopportare un traffico così intenso. Piccoli incidenti o guasti alle macchine hanno fatto il resto, e da allora è iniziato un incubo per migliaia di automobilisti, intrappolati in un serpentone di oltre cento chilometri, che ha raggiunto oggi il nono giorno di permanenza.
Secondo quanto riferisce il quotidiano statale Global Times, in molti si sono ingegnati e hanno improvvisato bancarelle di ogni tipo lungo le decine di chilometri di automobili in fila, dando vita a una micro-economia locale. I commercianti della zona hanno approfittato della situazione per vendere acqua e cibo a prezzi maggiorati, fino a quattro volte superiori, ma si trovano anche centri ricreativi che organizzano tornei di carte e piccoli concerti per ammazzare il tempo.

Affascinanti misteri. A proposito del traffico cittadino

Siamo tanti, tantissimi. E tutti hanno tanto da fare. Tragicomici paradossi del traffico cittadino. ..un esempio romano.

Roma è un immenso e ininterrotto ingorgo. Tra le ore trascorse nell'ingorgo e quelle nella ricerca del parcheggio, la gente svolge il più rapidamente possibile le faccende della vita, tipo lavorare, sposarsi, avere dei figli. Spesso queste cose si fanno anche restando sulla soglia, controllando la macchina parcheggiata in quarta fila.
L'ingorgo è tentacolare, si snoda intorno ai monumenti, si infila nei vicoli, si ingigantisce sulla tangenziale, la sua velocità di movimento è quasi sempre impercettibile, eppure piano piano, inspiegabilmente, tra ripetuti blocchi, si arriva.
L'ingorgo però non si ferma mai, anche se per qualche minuto qualcuno ne esce, lui continua a tempo pieno, alle due di notte come a mezzogiorno, alle quattro del mattino come alle otto e mezza. Dove vanno tutti quanti, a tutte le ore del giorno e della notte? Inutile chiederselo: l'importante per noi è muoverci.
Il fatto è che siamo tanti, tantissimi. E tutti abbiamo tanto da fare, a partire dai bambini che a tre anni ogni pomeriggio devono attraversare la città per andare in piscina, al campo di polo, alle lezioni di recitazione, al corso simultaneo di inglese, arabo e cinese, al coro e alle prove di free climbing.
E poi i romani lo sanno che le strade sono strette, che non ci si passa, che non c'è parcheggio, però non sanno resistere al fascino della macchinona. E così imbottigliati nel familiare ingorgo ci sono migliaia di bolidi rombanti, con il solito unico passeggero che, sentendosi molto “figo” sulla sua macchinona, sterza a destra e a sinistra, sale sui marciapiedi, uccide tre o quattro passanti e rientra nell'ingorgo una macchina dopo, avendo guadagnato un bel metro di strada tondo tondo.
Ma i romani sono felici, perché così non si annoiano, e anche perché quasi tutti preferiscono di gran lunga l'ingorgo alla terrificante idea di dover fare un metro a piedi o ancor peggio di prendere un autobus.
Ormai siamo geneticamente modificati: respiriamo benzene e polveri sottili al posto dell’ossigeno e quando andiamo in vacanza ci mettiamo in auto, tutti in fila sul lungomare per prendere il gelato a 100 metri di distanza.
Ma se provassimo a scendere?

Original post: http://www.terranauta.it/a297/l_urlo/affascinanti_misteri_a_proposito_del_traffico_cittadino.html

Le recensioni di Elena Cordaro

Le vere fiabe dei fratelli Grimm di Dario Amadei (Ed. Il caso e il vento)

Geniale! Leggendo questo strano libro di Dario Amadei mi è venuto prepotentemente in mente un aggettivo: geniale. E si è ripresentato più volte alla mia mente. Davvero geniale! Come una ricetta semplice ma sorprendente, con pochi ingredienti e molta fantasia.
Prendiamo  alcuni personaggi  tipici delle storie di Dario Amadei, di quelli che in qualche modo ci riportano ai protagonisti delle storie e dei racconti di guareschiana memoria, o, per trovare esempi ancora più recenti ricordano i personaggi di Andrea Vitali, con i loro nomi strampalati (ma che dicono molto dei loro proprietari). Splendidamente descritti con tagliente ironia nelle loro abitudini e quotidianità, qui illustrati in maniera scanzonata dalla matita simpaticamente efficace della bravissima Roberta Morucci, questi personaggi del libro di Dario Amadei sono uniti tra loro da uno strano oggetto: un libro blu.
E veniamo al secondo ingrediente. Prendiamo ora le fiabe dei fratelli Grimm, quelle con cui siamo cresciuti tutti noi e che tutti noi ricordiamo: Biancaneve, La bella addormentata nel bosco, I tre porcellini, Cappuccetto rosso,  Raperonzolo… Sì, ma prendiamoli quanto basta e non prendiamo tutto per buono quello che ci raccontarono i nostri genitori o che abbiamo letto ai nostri figli, no! Il bello è proprio lì! E la riuscita di quest’impasto è gustosissima!
Lo strano libro blu, che unisce i vari personaggi con le loro peculiarità e le loro unicità, altro non è che una particolare raccolta delle note favole in cui però, qualcosa non torna con i nostri ricordi d’infanzia: ci troverete, con grandissima sorpresa, una Cappuccetto rosso dei giorni nostri, che con candore disarmante spiazza il lupo perché lei - per sua ammissione - non conosce le favole e guarda solo cartoni alla tv, ma lì di lupi cattivi oggi ce ne sono pochi, e raggiunge la nonnina palestrata facendosi dare un passaggio in motorino. Troverete una Bianca, splendida rampolla della famiglia Neve (padre calciatore e madre attrice di soap nonché testimonial di creme di bellezza), che mentre vaga disperata per l’acne che l’ha improvvisamente colpita si ritrova nel bosco dove, in una bella villa con piscina, vivono sette simpatici ometti per niente contenti dell’intrusione di questa ragazzina viziata e pedicellosa. E troverete anche una Raperonzolo prigioniera dalla strega in una torre a guardare cartoni animati dalla mattina alla sera facendo zapping convulsamente. E così via.
Mescolate dunque bene il tutto e dimenticate le fiabe che conoscete: siate pronti a cogliere tutto ciò che l’autore ha da raccontare, a captare i segnali che provengono dalle nuove generazioni, qui così ben descritte. Anche da favole così “strane” si possono apprendere lezioni e insegnamenti, ci si può soffermare per riflettere. Insomma: le favole sono sempre favole, che siano più o meno scanzonate o ricontestualizzate.
Elena Cordaro

giovedì 27 ottobre 2011

WebAppunti di Antonio Trimarco

Carnage
Carnage, in italiano carneficina. Due coppie si incontrano, i figli hanno litigato e nello scontro uno dei ragazzi è stato picchiato dall'altro con un bastone. Penelope, la mamma del bambino picchiato, è la promotrice dell'incontro e così i 4 personaggi si vedono nella sua casa. Il marito di Penelope è commerciante, i genitori dell'altro ragazzo sono una broker lei e un avvocato di grande successo lui. Penelope è una donna democratica e liberal appassionata dei problemi del Darfur e di arte. Il suo scopo è chiarire civilmente la questione e far rincontrare i ragazzi. Sembra tutto semplice senonchè nella sua bella casa questo incontro assume toni inaspettati. Nessuno dei personaggi esce dal suo mondo e dal suo ruolo e così lentamente la tensione sale. Forse perchè questo incontro è una cosa che si DEVE fare, ma che in fondo nessuno di loro sente davvero, lentamente l'atmosfera "buonista" si sfalda, le maschere saltano e lo scontro diventa di tutti contro tutti. E senza maschere ciò che emerge è la rabbia e la solitudine di ognuno. Un film sulla contraddizione di ciò che a volte vorremmo cercare di essere e ciò che siamo. Sul nostro sentirci soli nonostante ruoli, famiglie e routine. Sulla nostra rabbia interna e i nostri istinti tenuti costantemente a bada.
Il film è tratto da una piece teatrale di Yasmine Reza "Le Dieu du carnage".
E mentre i genitori hanno così vissuto e amplificato l'accaduto, nei titoli di coda si intravede invece una speranza, i due ragazzi che si rincontrano e che probabilmente si sono chiariti. Da vedere.
Antonio Trimarco


Link al libro della commedia

domenica 23 ottobre 2011

Climate change/ Un buco dell'ozono si è aperto sull'Artico come sull'Antartide

Per la prima volta nella storia, si è aperto sull'Artico un buco nello strato di ozono di dimensioni pari a tre volte la superficie della Germania. Provocato da un freddo eccezionale al Polo nord, questo buco si è spostato per un paio di settimane sopra i cieli dell'Europa dell'Est, della Russia e della Mongolia, le cui popolazioni sono state esposte a livelli elevati di raggi ultravioletti.
"Per la prima volta, la diminuzione è tale perché si possa ragionevolmente parlare di buco dell'ozono in Artico" si legge nello studio pubblicato ieri dalla rivista scientifica britannica Nature.
L'ozono, una molecola composta da tre atomi di ossigeno, si forma nella stratosfera, dove filtra i raggi ultravioletti che potenzialmente sono in grado danneggiare la vegetazione e gli esseri umani, causando in particolare tumori della pelle e cataratte.
Questo scudo naturale è regolarmente attaccato, a livello dei due Poli, in inverno e in primavera, in parte a causa dei clorofluorocarburi utilizzati dall'uomo per esempio con i sistemi di refrigerazione e con gli aerosol. Grazie al protocollo firmato nel 1985 a Montreal la produzione di Cfc è ormai quasi inesistente.
Sarebbe quindi il freddo intenso il fattore principale della distruzione dell'ozono. Normalmente il buco dell'ozono è molto più marcato al Polo Sud (Antartide) che al Polo Nord (Artico).
Original post: http://affaritaliani.libero.it/green/ozono_artico_climate04102011.html?refresh_ce

L'effetto serra e il cambiamento del clima

Fourier, un fisico e matematico francese, amico di Napoleone, aveva infatti intuito una proprietà dell’atmosfera terrestre simile a quella dei vetri di una serra. In una serra i raggi solari passano attraverso la copertura fatta di pannelli di vetro e riscaldano il suolo all’interno. Il calore, risalendo dal suolo, riscalda l’aria mentre i vetri impediscono all’aria di uscire. Tutto ciò permette alla serra di diventare un posto caldo dove le piante possono crescere e fiorire.
Nel caso del clima, il calore proveniente dal Sole viene riflesso dalla superficie terrestre e dagli oceani. Questa radiazione diretta verso lo spazio (in senso contrario a quella solare) viene in parte trattenuta dall’atmosfera, che così contribuisce ad aumentare le temperature terrestri.
A permettere questa “intercettazione”, come dimostrato a metà dell’Ottocento da un altro fisico, l’irlandese John Tyndall, è una serie di gas contenuti nell’atmosfera: trasparenti nei confronti della luce solare, i cosiddetti gas serra, sono invece opachi una volta che i raggi solari riflessi dalla Terra da luminosi si trasformano in infrarossi.
Ad agire in questo modo, a fare quindi le veci del vetro di una serra (anche se, ovviamente, in questo caso non esiste una barriera fisica alla circolazione dell’aria), sono il vapore acqueo e alcuni gas come anidride carbonica, metano, ozono, ecc. I principali componenti dell’atmosfera, invece, gas come azoto, ossigeno e argon (che rappresentano circa il 99% del sottile strato che circonda il nostro Pianeta), non hanno nessuna capacità di trattenere il calore, essendo trasparenti tanto alla radiazione solare luminosa quanto a quella non luminosa.
L’effetto serra è dunque un fenomeno naturale. Senza di esso la Terra sarebbe un posto molto più freddo di quello attuale, sul quale la vita si sarebbe difficilmente evoluta. La potenza della sola radiazione solare, infatti, non sarebbe insufficiente a sostenere la vita.
Ma da alcuni decenni gli effetti dell’azione dell’uomo hanno ingigantito questo fenomeno, dando vita ai cambiamenti climatici. Il riscaldamento della temperatura ha effetti molto gravi sugli ecosistemi, che non riescono ad adattarsi a cambiamenti così rapidi.
La combustione di fonti energetiche fossili – ovvero il carbone, il petrolio e il gas – determina infatti l'emissione di grandi quantità di anidride carbonica che si trasferiscono nell’atmosfera, che avvolgendo la Terra intrappola il calore, provocando così l’innalzamento della temperatura globale.
Molti confondono il problema dell’effetto serra con quello del buco dell’ozono: sono due fenomeni diversi, anche se hanno in comune l’attività umana come causa. L’ozono è un altro gas che forma uno strato sottile nella parte più alta dell’atmosfera. Questo strato protegge la Terra dalle dannose radiazioni ultraviolette. Viene danneggiato, al punto di scomparire del tutto in alcune aree, da alcuni gas usati come propellenti in alcune bombolette spray oppure usati nei sistemi refrigeranti e nei condizionatori (i clorofluorocarburi).

sabato 22 ottobre 2011

Ma il mare non vale una cicca?

Fino a cinque anni per smaltire un filtro di sigaretta, pochi istanti per preservare l’ambiente: “Ma il mare non vale una cicca?”.
A lanciare la provocazione e l’omonima campagna di salvaguardia dei quasi 8.000 km di coste italiane è stata, anche quest’anno, l’associazione ambientalista Marevivo, in collaborazione con JTI – Japan Tobacco International, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e del Corpo delle Capitanerie di Porto ed il supporto di SIB – Sindacato Italiano Balneari.
La scorsa estate, il 6 e 7 agosto, mille volontari guidati dall’associazione Marevivo hanno percorso in lungo e in largo – persino a bordo di gommoni – le coste italiane per offrire ai bagnanti 100.000 posacenere tascabili, lavabili e riutilizzabili, insieme ad un piccolo vademecum sui tempi di degrado in mare dei principali oggetti – lattine, bottiglie di vetro e di plastica – di uso quotidiano.
L’obiettivo della campagna, giunta al suo terzo anno consecutivo, è quello di liberare le spiagge dai rifiuti – in particolare dai mozziconi – e, soprattutto, di invitare i bagnanti ad un comportamento eco-responsabile.
Secondo una recente ricerca delle Nazioni Unite, i mozziconi sono ai primi posti nella top-ten dei rifiuti che soffocano il Mediterraneo (le cicche rappresentano il 40% dei rifiuti, contro il 9,5% delle bottiglie di plastica).
Sensibilizzare a non disperdere i mozziconi nell’ambiente vuol dire non aggiungere alle migliaia di rifiuti di vario genere – fattori di rischio per la sopravvivenza di cetacei, tartarughe, uccelli marini e pesci nei nostri mari – anche le cicche.

Le energie rinnovabili

Sono da considerarsi energie rinnovabili quelle forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. Sono dunque generalmente considerate fonti di energia rinnovabile il sole, il vento, il mare, il calore della Terra.
Dettagli sulle fonti rinnovabili
Tra le più antiche fonti rinnovabili si trovano certamente le centrali idroelettriche, che hanno il vantaggio di avere lunga durata (molte delle centrali esistenti sono operative da oltre 100 anni). L'energia prodotta da fonte idroelettrica, che ebbe un ruolo fondamentale durante la crescita delle reti elettriche nel XIX e nel XX secolo, sta sperimentando una rinascita della ricerca nel XXI secolo. La Cina in testa e altre nazioni asiatiche stanno installando molte centrali di questo tipo.
Le centrali geotermiche possono funzionare 24 ore al giorno, fornendo un apporto energetico notevole. Tuttavia l'energia geotermica è accessibile soltanto in aree limitate del mondo, che includono gli Stati Uniti, l'America centrale, l'Indonesia, l'Africa orientale, le Filippine e l'Italia. Il costo dell'energia geotermica è diminuito drasticamente rispetto ai sistemi costruiti negli anni '70.
L'energia eolica può essere sfruttata in modo più efficace in mare vicino alla costa (offshore) piuttosto che sulla terra ferma (onshore). Ad oggi è l'energia alternativa più concorrenziale rispetto ai combustibili fossili. Tuttavia le aree adatte all'installazione dei generatori eolici sono limitate e pertanto l'energia eolica da sola non è in grado di sostituire i combustibili fossili. Inoltre c'è chi ritiene che gli impianti eolici deturpino il paesaggio.
Energia solare
Pannelli fotovoltaici
I pannelli fotovoltaici trasformano l'energia solare attraverso dei semi-conduttori. Rappresenta la tecnologia col più alto potenziale di sviluppo, ma attualmente richiede ricerche e costi altrettanto elevati. I pannelli devono essere usati per 3-5 anni prima di ammortizzare l'energia che è stata necessaria per produrli. Inoltre sono necessari ulteriori miglioramenti per far sì che questa tecnologia possa diventare competitiva su larga scala.
Energia termica solare
Una tecnologia più competitiva è l'energia termica solare. In questo caso l'energia solare viene convogliata con l'aiuto di specchi o di tubi di vetro verso un assorbitore, come ad esempio l'acqua, che viene in tal modo riscaldato. A differenza di quanto avviene per il fotovoltaico, la successiva conversione del calore in elettricità può essere efficiente solo in grandi impianti. Una variante tecnologica è la torre termica solare dove il calore viene raccolto in un enorme serra piana e convogliato attraverso un camino che contiene una turbina.
Biomasse
Legna, canna da zucchero, olio di girasole, olio di colza e biogas sono tipici prodotti biologici utilizzati per la produzione di energia. Dopo opportuno trattamento, possono essere usati per generare elettricità o calore.
Solo la legna non pregiata può essere competitiva per la produzione di energia, ma purtroppo la sua disponibilità è limitata. Il biogas prodotto in agricoltura e dalle discariche ha un potenziale maggiore. Talvolta l'olio di semi di colza o di girasole costituisce un'alternativa al petrolio e può essere usato come biodisel. Il bio-etanolo ottenuto dalla canna da zucchero o dai cereali può alimentare le auto dotate di un motore speciale oppure può essere mescolato con i normali carburanti. Tra le energie rinnovabili, le biomasse sono le più competitive e possono essere rapidamente introdotte nel mercato. Tuttavia i processi di crescita e di combustione non sono immuni da effetti collaterali, che possono avere impatti negativi sull'assottigliamento dello strato di ozono. Attualmente la generazione di bio-combustibili ha un costo doppio rispetto a quello relativo allo sfruttamento dei combustibili fossili. La situazione potrebbe cambiare con l'aumento dei prezzi di petrolio e gas.

Riflessioni sul progetto di Marco Minghetti "Alice annotata"

L’Alice postmoderna si trascina stancamente nel labirinto ipnotico di Wonderland e sembra aver dimenticato quello che sta cercando, o meglio non le interessa trovare nulla.
Non sa a chi porre le sue domande perché tutti si stanno trincerando in una dimensione virtuale che liofilizza l’anima e annichilisce le sinapsi.
Non c’è più nessuno disposto a darle una risposta, perché chi potrebbe sapere viene risucchiato dal suo incubo catodico.
Solo la Regina, spietata, rimane in agguato dietro ogni angolo e minaccia sempre di decapitarla.
La soluzione sarebbe recuperare il senso dell’antica fiaba, ma non c’è la volontà di farlo da parte di nessuno. La Tecnologia Nera non viene riconosciuta nemmeno da chi dovrebbe combatterla ed è ineluttabilmente destinata a trionfare.

Dario Amadei

Un argomento molto attuale e quanto detto si riscontra anche in un articolo pubblicato da Caterina Visco su opsonline (http://www.opsonline.it/psicologia-13000-dipendenza-dal-computer-una-patologia-psichiatrica.html) “Dipendenza dal computer: una patologia psichiatrica”
Cito l’articolo: “Ore e ore trascorse davanti al computer, giocando e controllando continuamente la posta elettronica? Presto potreste essere etichettati come portatori di un disturbo mentale. Infatti, la dipendenza da internet/computer sta per essere inserita nel DSM-V, la nuova versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, come racconta un editoriale dell'American Journal of Psychiatry.
Sarà classificata come disturbo ossessivo-compulsivo e avrà tre sottotipi, uno relativo al gioco, uno al coinvolgimento della sfera sessuale e un ultimo all'e-mail o all'istant messaging. Tutte e tre le varianti hanno quattro componenti in comune: uso eccessivo, spesso associato alla perdita del senso del tempo; crisi di astinenza; sviluppo di una tolleranza e quindi necessità di apparecchiature sempre migliori e di maggiore tempo a disposizione; ripercussioni negative sociali, fisiche, economiche ed interpersonali.
Potrebbe sembrare eccessivo ma è un problema che sta prendendo piede in maniera sempre più consistente, soprattutto in paesi come Sud-Corea, Cina, Stati Uniti. Inoltre, nella maggior parte dei casi questo disturbo è accompagnato da altre patologie. Facile intuire anche come una società sempre più incentrata sul singolo, nella quale le relazioni interpersonali sono molto difficili e complicate, abbia un ruolo non secondario in questo tipo di patologia: il computer diventa un rifugio, uno schermo, un filtro tra l'individuo e il resto del mondo.
Fonte: Block JJ. Issue for DSM-V: Internet addiction. Am J Psychiatry 2008; 165(3):306-307.
http://it.health.yahoo.net/

Chi vuole approfondire Alice annotata può seguire Marco Minghetti su https://www.facebook.com/#!/aliceannotata  
http://www.marcominghetti.com/

giovedì 20 ottobre 2011

Il valore inestimabile dell'oro blu!

Allarme da Marevivo: il Tevere si tinge di nero
Il biondo Tevere si tinge di nero
MAREVIVO CHIEDE SPIEGAZIONI ALL’ARPA, AL COMUNE DI ROMA E ALLA REGIONE LAZIO
Roma, 19 settembre 2011 – Non è l’ultima moda  a dettare il colore, ma stamattina il Tevere urbano è una melma nera particolarmente maleodorante. Dal nostro osservatorio sul fiume è la prima volta che lo vediamo tingersi così.  Qualcosa deve essere successo…  o la colpa è come sempre delle piogge?  E qualcosa va fatto: almeno un sopralluogo, magari in elicottero. “Dall’alto” potremmo avere le risposte che cerchiamo.
A chiederlo è l’associazione ambientalista Marevivo, in una nota inviata all’Arpa Lazio, all’Assessorato all’Ambiente del Comune di Roma e della Regione Lazio.
“Non sappiamo cosa il fiume stia portando al mare – dice Carmen di Penta Direttore Generale di Marevivo – so solo che qualsiasi cosa sia, finirà nella catena alimentare. Con quali effetti sulla salute nostra e del mare?” C.s. Marevivo

Sfruttamento delle falde, inquinamento dei fiumi. Altre conferme: siamo al “picco dell’acqua”.
L’acqua dolce non è una risorsa infinita. Fra sfruttamento delle falde sotterranee e inquinamento dei fiumi non ce ne resta più moltissima.
Stiamo raggiungendo il “picco dell’acqua”, cioè il momento in cui l’umanità comincerà ad averne a disposizione meno di quella che servirebbe.
Il “picco” si ha quando una risorsa è ormai sfruttata per la maggior parte e la produzione inizia a declinare.
La Terra è anche detta “il pianeta azzurro”, per via del colore che assume vista dallo spazio: gli oceani ne coprono il 70% circa della superficie. C’è tantissima acqua sulla Terra, ma a noi interessa l’acqua dolce effettivamente accessibile ed utilizzabile: una frazione assolutamente minima di quella presente sul pianeta.

Il sole rende potabile l'acqua del mare
Sono stati presentati all’Università di Palermo due impianti pilota per la produzione di acqua potabile a partire da quella salmastra con la sola energia solare.
È il gruppo di ricerca dell’Ateneo di Palermo, facoltà d’Ingegneria, insieme all’istituto di ricerca tedesco Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems, che hanno realizzato l’impianto di dissalazione a energia solare installato sull’isola di Pantelleria, in grado di produrre 5 mila litri di acqua al giorno. È in fase di cantiere invece il secondo progetto che prevede la realizzazione di un piccolo impianto sul tetto della facoltà d’Ingegneria di Palermo, che in seguito verrà trasferito alla facoltà di Scienze dell’Università di Tunisi. Entrambi sono i risultati di Mediras, il consorzio a cui partecipano anche i due atenei, nato con l’obiettivo di ottimizzare i sistemi di desalinizzazione solare e dimostrarne l’effettiva fattibilità economica.
(Fonte: ImpiantiSolari)

Tecnologia Verde: Acqua potabile dal mare senza elettricità. Il mulino a vento ad osmosi inversa che aiuterà a dissetare fino a 500 persone al giorno
Un mulino a vento che permette di trasformare l’acqua degli oceani in acqua potabile.
Questa è la sorprendente invenzione in grado di cambiare in meglio la vita di numerose persone, un mulino a vento che utilizza il processo di osmosi inversa per trasformare l’acqua salata in acqua dolce senza elettricità. Non vi è alcun assorbimento di elettricità dal sistema, in modo che questa soluzione sia l’ideale per i numerosi paesi del terzo mondo che si affacciano sugli oceani.
Il mulino a vento ad osmosi inversa può produrre dai 5 ai 10 mc di acqua al giorno a seconda della capacità e dalle diverse velocità del vento a disposizione, dissetando fino a 500 persone in una sola giornata. I serbatoi inoltre permetteranno all’acqua di essere conservata per 5 giorni in situazioni di siccità estrema o se non c’è abbastanza vento per un paio di giorni.
Il mulino a vento ad osmosi inversa è stato progettato all’University of Technology a Delft in Olanda. E utilizza l’energia eolica per pompare l’acqua dall’oceano verso la membrana ad osmosi per rilasciare così il sale contenuto nella soluzione, ricavando acqua dolce dal mare.

WebAppunti di Antonio Trimarco

Another Year. Un film sui sentimenti, sulle relazioni e sulla vita
E' un film difficile questo "Another Year" di Mike Leigh. Difficile nel senso di duro. Questo almeno il mio vissuto. Forse lento, ma implacabile nel mostrare e narrare le debolezze e le virtù dei personaggi del film. Debolezze e virtù apparentemente schematizzate in personaggi più positivi, che ce la fanno, che reggono alle prove della vita e personaggi che invece sembrano soccombere. Persone più vive e persone ghiacciate dal fallimento, da un senso di depressione e rabbia. Alla fine è forse un pò triste, ma anche come la vita. Da vedere.
Antonio Trimarco

Diamo il benvenuto al nostro amico Antonio Trimarco

Si apre una nuova rubrica di cinema, libri e... tanto altro, a cura del nostro carissimo amico Antonio Trimarco, direttore della Biblioteca Corviale di Roma. Per saperne di più su Antonio andate a visitare il suo blog http://webappunti.blogspot.com/
Noi siamo molto felici di questa nuova collaborazione, che si crea perchè le parole di Antonio andranno ad arricchire ulteriormente Librandosi con Magic BlueRay

Buona lettura

mercoledì 19 ottobre 2011

Il ciclo (riciclo) della carta

Innanzi tutto è bene sapere che esistono appositi macchinari che macerano la carta, il cartone e il cartoncino provenienti dalla raccolta differenziata, ottenendo una pasta omogenea con la quale si possono produrre nuovo materiali cellulosici.
Nasceranno così imballaggi, giornali, libri e altri prodotti che attraverso i più diversi canali distributivi arriveranno ai consumatori finali. Una volta utilizzati, questi materiali saranno poi nuovamente raccolti e consegnati alle piattaforme di selezione che li trasformeranno in nuova carta e cartone da riutilizzare.
E così avanti, praticamente all'infinito.


Original post: http://www.100ambiente.it/index.php?/archives/684-Il-ciclo-riciclo-della-carta.html

martedì 18 ottobre 2011

Vivere ecologico: si comincia dalla casa

Come dare una vera svolta alla propria vita in senso ecologico? Sicuramente acquistando una casa ad alta efficienza energetica o ristrutturando la propria ai fini del risparmio di energia.
Ma cosa si intende per casa ecologica? Una costruzione realizzata con materiali non inquinanti e che limiti al massimo il consumo di energie non rinnovabili, offrendo al tempo stesso elevati standard di qualità di vita e benessere per gli abitanti.
Tra i materiali si prediligono quelli naturali, di produzione locale nonchè poco inquinanti nelle fasi di produzione e smaltimento; si realizzano impianti elettrici che limitino al massimo la presenza di campi elettromagnetici; le tecniche costruttive adottate consentono un’adeguata traspirazione e ventilazione delle strutture; si utilizzano impianti che limitano il consumo energetico e si adottano misure che riducono la dispersione del calore.
Grande importanza riveste anche la scelta del luogo in cui costruire, che dovrà consentire la massima integrazione tra edificio e ambiente.
Tra i materiali più usati vi sono: il legno, che tra l’altro consente di creare ambienti che infondono serenità e rilassamento; il sughero che, trasformato in pannelli, garantisce un ottimo isolamento acustico e termico (coibentazione) ed ha caratteristiche di traspirabilità, impermeabilità e resistenza all’azione di insetti e roditori; la fibra di cellulosa, ottenuta dal riciclo della carta, anch’essa adatta alla coibentazione.
Le fonti di energia rinnovabile utilizzate nelle costruzioni ecologiche sono: energia solare (pannelli solari termici e pannelli solari a celle fotovoltaiche); energia eolica; energia geotermica; biomasse (sostanze di origine animale e vegetale, non fossili, che possono essere usate come combustibili per la produzione di energia).

Original post:
http://www.terranauta.it/a194/vivere_ecologico/vivere_ecologico_si_comincia_dalla_casa.html

sabato 15 ottobre 2011

Animali utili nell’orto e nel giardino

Alcuni dei migliori alleati che abbiamo nella lotta ai parassiti delle piante dell’orto e/o del giardino non ce li fornisce una fabbrica di veleni chimici ma la Natura stessa. Diversi animali – tra rettili, anfibi, uccelli e mammiferi – giocano infatti un ruolo non secondario nel controllo delle specie fitofaghe ed è per questo consigliato rispettarli e magari favorirne l’insediamento nel nostro terreno tramite comportamenti ad hoc che li invoglino a rimanere “a disposizione” ottenendo in cambio un valido aiuto in difesa delle nostre piante. Vediamo una veloce carrellata degli animali cosiddetti “utili”.
Rettili
Anche se non sono tra gli animali più simpatici e coccolati del pianeta risultano davvero utili nella difesa delle nostre colture. La timidissima quanto comune lucertola campestre (Podarcis sicula) per esempio, pur essendo un animale opportunista e onnivoro, nell’orto e nel giardino è utilissima perché nella sua dieta sono presenti lumache, insetti, vermi e bruchi. Meno comune ma non meno efficace è l’orbettino (Anguis fragilis),  un sauro che nel corso della sua evoluzione ha perso le zampe e per questo si muove in tutto e per tutto come un serpente. Non fatevi trarre in inganno dal suo strisciare però, l’orbettino è super innocuo e non si deve temere la sua presenza, anzi: nelle sue battute di caccia notturne mangia lumache, vermi e insetti dei quali è letteralmente goloso. Non serve far niente per favorire la presenza nelle nostre colture di orbettini e lucertole: specialmente quest’ultime sono ospiti fisse delle zone urbane e qualsiasi fessura presente nell’area è un potenziale rifugio per questi utili alleati.
Anfibi
Anche gli appartenenti alla classe degli anfibi possono causare nell’uomo un senso di repulsione che non li rende ben accetti nei nostri terreni. È un errore, perché alcuni di questi animali risultano essere autentici divoratori di insetti nocivi per le piante e la loro presenza è più che da favorire. Tra quelli che si segnalano per la maggiore efficacia c’è sicuramente il rospo comune (Bufo bufo) che, insieme a molte specie di rane, si ciba tra l’altro di molti parassiti delle piante come le limacce, i nematodi e altri insetti dannosi. Per favorire la loro presenza in orto e giardino è necessario ritagliare una piccola area umida e appartata nella quale sia presente possibilmente un piccolo stagno.
Uccelli
Un fondamentale aiuto in difesa delle nostre piante viene dalla cosiddetta “forza aerea” formata da molte specie di uccelli. Cince, cinciallegre, pettirossi, codirossi, fringuelli, scriccioli e rampichini, per dirne solo alcuni, si nutrono anche (se non esclusivamente) di vermi, bruchi, crisalidi, larve e altri parassiti, e diventano particolarmente attivi nel periodo di cova che coincide di solito con quello del massimo sviluppo delle piante. Con questi animali poi non c’è neanche il pericolo repulsione e in genere sono ben visti e ben accetti. Perché gli uccelli si trasferiscano in pianta stabile nei pressi del nostro orto e/o giardino occorre sistemare dei nidi artificiali in luoghi riparati durante il periodo autunnale per consentire ai volatili di familiarizzare con l’ambiente e scegliere quello che sarà il loro futuro nido.
Mammiferi
Appartiene a questa categoria quello che per acclamazione risulta essere l’animale più simpatico tra tutti gli alleati nella lotta biologica, ovvero il Riccio. L’Erinaceus europaeus è conosciuto da tutti con il nome di porcospino ed è un vero e proprio divoratore senza tregua di parassiti. Durante le sue battute di caccia notturne si nutre in modo industriale di lumache, limacce, bruchi, vermi, larve ecc. Per favorire la sua permanenza nell’orto e/o giardino occorre lasciare una zona più appartata e un po’ più “selvatica”, magari riparata da una siepe o da un cespuglio, e nella quale l’animale, sentendosi al sicuro, può costruire il suo rifugio per far crescere i piccoli. Se avete la fortuna di ospitare questo simpatico animale potete dargli un po’ di frutta per farlo affezionare alla zona ma non dategli mai del latte perché, pur essendone golosissimo, per il riccio è un vero e proprio veleno perché non riesce a digerirlo.
Contrariamente a quanto si pensa anche la Talpa (Talpa europea) è un animale che può tornare utile nella lotta biologica perché questa instancabile scavatrice si nutre essenzialmente di insetti, vermi, larve, crisalidi, limacce, lumache e coleotteri. È pur vero che è ospite poco desiderata tra le colture visto che scavando il suo fitto reticolo di gallerie può recidere le radici delle piante (causandone anche la morte) o far franare il terreno causando problemi a chi coltiva le piante ma è possibile adottare una misura che riesca a tenere lontano il mammifero dalle zone coltivate e sfruttarne comunque le sue qualità di divoratrice di potenziali parassiti delle piante.

Original post: http://www.florablog.it/2010/07/27/animali-utili-nellorto-e-nel-giardino/

Le recensioni di Elena Cordaro

Vera Ambra Re o Regina (Racconto autobiografico) Ed. Akkuaria
Volevo essere re o regina,  ma mi rendo conto di essere sempre stata un guerriero silenzioso, che ben motivato, ancor oggi combatte in prima linea, sul fronte della vita.
Questa è Vera Ambra, una donna, una madre, una figlia, una moglie. Una donna che si racconta, che parla di se stessa, della sua vita, dei suoi sentimenti. Ne parla con semplicità e con onestà. E molte di noi si ritrovano nella storia di Vera. Nel racconto di questa donna che siamo noi, che rappresenta i nostri sentimenti e il nostro vissuto, che dà voce alle paure, alle speranze, alle gioie, ai momenti di felicità e di disperazione, che nel corso della vita tutti sperimentiamo.
Vera Ambra si racconta sin dalla sua nascita, ci presenta la sua famiglia d’origine, ci descrive la sua casa, il suo mondo. Ci racconta il suo essere bambina, l’amore per gli animali e per la natura, il rapporto con il mondo degli adulti, dei grandi. Si sofferma sull’età adolescenziale, ricorda le prime simpatie, gli innamoramenti di ragazza, gli amori. Ne parla con leggerezza e semplicità, ci parla del suo grande amore, del suo matrimonio e dei suoi figli, ci racconta – si racconta - così com’è, senza vergognarsi di mostrare i suoi sentimenti. E sempre senza vergognarsene parla delle delusioni, delle storie che finiscono, di chi va via. Racconta di come la vita di ognuno di noi improvvisamente può cambiare, di come i castelli possono crollare, ma ci dice anche che, l’istinto che ci porta a reagire, è la forza che ci salva, che non permette che soccombiamo. L’autrice ci parla dell’energia che improvvisamente nasce da noi stessi e ci fa vedere soluzioni insperate, vie d’uscita impensabili.
Molto scorrevole nello stile, narrazione fluida e chiara, con piacevoli richiami agli anni della nostra storia: le canzoni, gli eventi, la moda… bei flash che ci riportano indietro, melodie che tornano alla mente, voci, suoni e parole che pensavamo di aver dimenticato, ma che erano solo parcheggiate lì, in attesa di un richiamo per riaffiorare. E leggendo questo racconto ci tornano in mente le filastrocche, le canzoni, le immagini. Come se sfogliassimo un grande album, quello della nostra storia.
Elena Cordaro

domenica 9 ottobre 2011

Dario Amadei - Cronache di Monterotto

Ci sono libri da leggere e basta, senza presentazioni alcune.
Vi chiederete perché mai questo? Ebbene vi dico che Dario Amadei attraverso le favole lancia messaggi importanti e fondamentali per provare a (ri)costruire un mondo migliore.
L’autore con Cronache di Monterotto, invita a riflettere sull’essere umano che con i suoi errori sta distruggendo l’equilibrio della natura, senza rendersi conto che così facendo estinguerà se stesso.
Il linguaggio lineare e chiaro, l’uso narrativo caratteristico delle favole permette ad Amadei di entrare nell’animo di chi lo legge, e credetemi, le favole più che avvicinare e “insegnare” con una morale ai bambini dovrebbero essere lette dagli adulti per apprendere qualcosa dai propri errori.
Il protagonista di Cronache di Monterotto e un bambino dalle doti “sensoriali” doti per le quali sarà scelto per affrontare una sfida che lo porterà a “vedere” un futuro devastante, solo così potrà muovere il primo passo per prevenire tutto ciò. Sfida che affronterà con coraggio e determinazione, impegnandosi in un’avventura pericolosissima per comprendere una cosa fondamentale: Non è tutto oro quello che luccica, non dobbiamo cadere nella rete della “Tecnologia nera”, quella che sfrutta le risorse della terra e gli esseri umani non per innovazione ma soltanto per arricchire i pochi per il gusto del potere.
Riappropriarci della nostra vita, ritornare ad avere un contatto più sano con la natura, usufruendo dei suoi frutti senza cercare di modificarne a tutti i costi il corso naturale delle cose.
Amare e amarsi, un tutt’uno con questa terra che ci è stata concessa e dalla quale per secoli abbiamo attinto per vivere.
Amadei riesce a colpire il seguo, sorridendo e divertendo scrive un libro che consiglio più agli adulti che ai bambini.

La cattiva signora legge Cronache di Monterotto

Scrivo queste poche righe dopo aver terminato la lettura del libro "Cronache di Monterotto" scritto da Dario Amadei che, in questo caso, voglio dimenticare essere un amico e tentare invece di valutare unicamente come Autore.
E' per me un esercizio di pura immodestia esprimermi riguardo questo delicato racconto, delicatezza, fragilità che si riscontra nel verde protagonista (Periplo) come gentilezza e fantasia sono ricorrenti nella quotidianità di Amadei.
Periplo sono io, siamo noi, sono tutte le persone che abitano questo mondo. Un mondo aggressivo, un mondo arido, sempre più insozzato dalla cupidigia umana. Guardarsi intorno, a volte, è spiacevole per il protagonista, ma proprio attraverso lo scambio di uno sguardo Periplo, sebbene frastornato, troverà la forza di porsi delle domande alle quali successivamente, dare risposta e da questa lanciare il suo messaggio.
Si può parlare di ecologia in molti modi. Se ne parla infatti! Ma per giungere all'animo di un giovanissimo, il "metodo" di Amadei è senza dubbio assai riuscito. Senza assolutamente menzionare l'iter del racconto, voglio e devo ricordare la corsa di Periplo: descrizione riuscitissima, piena di ritmo, si snocciola quasi la vedessimo su di uno schermo, quasi potessimo ascoltare il suono dei passi veloci, lasciando intendere che quel momento rappresenta per il protagonista il vero inizio del viaggio catartico che lo porterà verso la sua presa di coscienza.
I temi trattati dal libro, infine, si prestano a molti percorsi differenziati ed il tratteggio dei personaggi mostra una cura che ritengo encomiabile. Ancora una volta, come nel caso di "Un mondo migliore" , Amadei affida ai giovanissimi la "via" del futuro; si appella, in qualche modo, alla loro capacità di credere allo stupore, al fantastico, veicoli dell'immaginazione ma sopratutto della speranza e di una eco/possibilità.
Davvero un buon lavoro. Complimenti Dario!
Alessandro Vuccino

sabato 8 ottobre 2011

L'auto più ecologica del mondo arriva dall'orto

Le auto del futuro potrebbero avere lo sterzo fatto con le carote, la scocca con le patate ed essere alimentate a cioccolato secondo l’ ambizioso (e goloso) progetto messo a punto in Gran Bretagna.
Si chiama World First Racing ed è la prima vettura da Formula 3 realizzata esclusivamente con materiali sostenibili: la scocca è fatta con fibra di carbonio riciclato, le coperture dei radiatori con fibra di vetro ricavato da vecchie bottiglie e lo sterzo con un materiale ipertecnologico derivato dalla carote. Specchietti retrovisori, musetto anteriore e minigonne sono invece realizzati in PotatoPak, un polimero ottenuto dalla patata e perfettamente biodegradabile già utilizzato per gli imballaggi. Ed inoltre dalle gomme sono stati eliminati moltissimi inquinanti e i lubrificanti sono tutti di origine vegetale. Ma la cosa più incredibile è che il carburante utilizzato è derivato dal cioccolato. Un auto davvero buona da mordere.
La World First Racing, una volta ultimata, non sarà però ammessa a correre nel campionato di Formula 3, poiché, salvo un’improbabile modifica ai regolamenti dell’ultimo minuto, in questo campionato non è permesso l’utilizzo di carburanti alternativi.

L’inquinamento luminoso, un problema ancora poco conosciuto

Quante volte sarà capitato di alzare gli occhi al cielo per guardare le stelle e di riabbassarli subito dopo perché non si vedeva nulla. La colpa non è del cattivo tempo o della forte miopia. Niente di più sbagliato. La colpa è dell’inquinamento luminoso, definito come “qualunque alterazione della quantità naturale di luce presente di notte nell’ambiente esterno e dovuta ad immissione di luce di cui l’uomo abbia responsabilità”. Insomma tutte quelle luci al neon e simili puntate in alto verso il cielo, senza nemmeno una logica di risparmio, impediscono al nostro occhio di cogliere la bellezze dell’universo.
L’inquinamento luminoso proviene in massima parte dagli impianti di illuminazione pubblica. Evitando di essere troppo integralisti – è impensabile spegnerli – le pubbliche amministrazioni sono tenute ad usare lampioni con la luce rivolta verso il basso e con lampade a risparmio energetico. La trasmissione Caterpillar, in onda su radio2, da tempo porta avanti un’iniziativa meravigliosa: ‘M’illumino di meno’. I Comuni aderenti hanno spento lo scorso 18 febbraio per un paio d’ore le luci di alcune piazze o palazzi comunali per dire no all’inquinamento luminoso, incentivando così comportamenti e pratiche più ecosostenibili.
In realtà non esiste una vera e propria legge nazionale che regoli l’inquinamento luminoso. Questo è regolamentato dalle Regioni, che talvolta emettono apposite normative. La conseguenza è che, accanto a regioni ricche e più sensibili al problema, abbiamo regioni più povere e meno orientate a comportamenti ecologisti.
L’inquinamento luminoso ha effetti dannosi anche per gli animali migratori, come le tartarughe o gli uccelli. Studi scientifici hanno accertato che sono tutte queste luci cittadine a fargli perdere la bussola. È come se non ricordassero più la rotta giusta. Lo scienziato B. E. Witherington nel 1992 ha studiato la risposta comportamentale delle tartarughe di mare nella deposizione delle uova  in presenza di luce artificiale. Le testuggini preferivano non nidificare là dove c’erano le luci e avevano difficoltà a trovare la strada di ritorno una volta approdate sulla spiaggia. Anche se sono le falene che hanno la peggio perché impostano la rotta migratoria basandosi sulla luna e sulle stelle più luminose. Chi pensasse che le piante sono escluse dal problema è meglio che cambi idea. Molte piante sono costrette a fiorire a causa di esposizioni forzate a luci artificiali. E questo a discapito del fiore stesso che tende a morire prima.
In definitiva, l’inquinamento luminoso è un problema da non sottovalutare che va affrontato con molto buon senso.
Original post: http://www.tuttogreen.it/linquinamento-luminoso-un-problema-ancora-poco-conosciuto/

Un hamburger poco ecologico

Purtroppo, le grandi catene di fast food, per garantire prezzi bassi, attuano politiche economiche in stridente contrasto con le esigenze ambientali: per produrre molta carne, servono molte mucche, che hanno bisogno di grandi pascoli, che vengono realizzati mediante deforestazione e cancellazione di colture pre-esistenti, spesso con l'appoggio di governi locali corrotti.
Paghiamo pochi soldi per mangiare, ma il conto ambientale è salato. E lo stesso processo avviene per la grande distribuzione: grandi numeri, garantiti da colture ricche di agenti chimici che finiranno nei nostri piatti, dopo aver percorso magari migliaia di chilometri prima di arrivare sotto casa nostra.
Bisogna allora preferire, se non i prodotti locali, quelli almeno regionali o italiani. Molti esercizi iniziano ad offrire cibo biologico, che per sua natura ha una provenienza in gran parte locale e, soprattutto, è privo di fertilizzanti chimici.
Il risparmio energetico a tavola è anche una risposta agli effetti dei cambiamenti climatici. Un numero sempre maggiore di consumatori nel mondo chiede prodotti freschi, naturali, prodotti nel territorio, e che non devono percorrere grandi distanze con mezzi inquinanti prima di giungere sulle nostre tavole.
Ad esempio, il vino australiano, le prugne cilene e la carne argentina devono percorrere migliaia di chilometri prima di giungere sulle nostre tavole e possono essere validamente sostituiti da prodotti "nostrani": l'Italia vanta infatti 469 vini nazionali doc, docg e igt ed ha il primato europeo nella quantità, varietà e sanità dell'ortofrutta e per quanto riguarda la carne non mancano prestigiose razze storiche come la Chianina, da cui si ottiene la bistecca fiorentina.
Original post: http://www.educambiente.tv/consigli-alimentazione.html

Le recensioni di Elena Cordaro

Lettere semiserie di Rita Sanna (Il filo)
Già il sottotitolo www.finalmentenonpiusoli mette sulla buona strada: parliamo di internet, di chat, di incontri che si svolgono non personalmente ma attraverso uno strumento, il computer, che sempre più è presente nella nostra vita. E a parlarne, è la nostra amica scrittrice, Rita Sanna che, con la delicatezza che contraddistingue il suo stile, pensate alla grazia con cui ha scritto e raccontato l’orrore toccato alla giovane Michelina nel suo precedente racconto, con delicatezza, con leggerezza, con garbo, ci racconta la storia di una donna qualsiasi in una qualsiasi città del nostro tempo. Perché del nostro tempo è questa tecnologia, che ci aiuta moltissimo nel quotidiano, ci permette di “andare in banca” senza fare la fila, di “fare la spesa” senza andare nel negozio, di raggiungere chiunque, di raccogliere dati, informazioni, notizie, tutto… stando comodamente seduti davanti ad un computer… ma spesso rischia di divenire l’alternativa comoda al contatto umano, alla socializzazione, all’incontro, alla conoscenza. Per arrivare, in casi estremi, ma forse neanche troppo estremi, a rappresentare un potenziale pericolo, perché dall’altra parte, nascosto al di là, potrebbe esserci chiunque, ben celato da semplici accorgimenti, pronto a spacciarsi per qualcosa o qualcuno di diverso di ciò che realmente è, pronto ad irretire, verbo perfettamente calzante, perché di rete si parla. Ma non è questo il punto del discorso di oggi, il tema è un altro. Tema attualissimo, correlato proprio a queste abitudini del nostro tempo, che però spesso dimostrano quanto, in realtà, non si rischi, in un mondo di contatti virtuali, pieno, ricco, colmo, di impegni virtuali, non si rischi l’isolamento (non vi sembra un paradosso?)  Torniamo al nostro libro: Giorgia, una donna ancora giovane: 48 anni, una bella donna, interessante, un ottimo impiego direttore di un ufficio postale, dunque una donna che vive inserita in un contesto lavorativo e sociale normale, una donna con interessi culturali, una donna come tante, ma come tante del nostro tempo “single”. Incontra Antonio un vecchio compagno del liceo (lui sì invecchiato rispetto a lei, uno che non è mai stato un uomo per il quale perdere la testa, anche se lui una bella testa l’ha sempre avuta) e, chiacchiera chiacchiera, le racconta di aver trovato moglie su internet. Giorgia è una single, la prima perplessità lascia pian piano spazio alla curiosità e Giorgia si ritrova, così, a metà tra il gioco e la speranza di incontrare un amico più che un amore, calamitata dal mondo che si nasconde dietro il monitor del suo computer. Ma cosa c’è davvero lì dietro? Chi c’è lì dietro? Ci sono storie di speranza o di disperazione? E perché ci sono uomini per lo più sposati? Cosa cercano ancora? Perché non vivono una sana vita di coppia con le loro mogli? Perché passano le notti in chat lasciando vuoto il loro posto accanto alle loro donne? E loro, le mogli, possibile che non si accorgano di nulla? O forse anche loro dedicano parte del loro tempo ad andare a caccia su internet. Non è solitudine anche quella? Non è un vuoto nella comunicazione? Giorgia inizia così, anche lei, a cercare qualcuno. Ma chi cerca Giorgia? Che per esigenze di internet è diventata Lola2? Forse neanche lei lo sa, si ritrova però in un mondo di cui ignorava l’esistenza, un mondo che in parte la ripugna, in parte però l’attira, la incuriosisce, un mondo popolato per lo più da gente sola, o insoddisfatta, o talmente drogata di sesso virtuale da non poterne fare a meno. Perché? Tutto questo è raccontato con leggerezza, con eleganza, con la capacità narrativa e descrittiva di Rita Sanna, che ci rappresenta questa realtà, questo mondo, che di certo non le appartiene, con un linguaggio, di cui lei stessa inizialmente, durante la stesura del testo, quasi si scusava di dover adoperare, che non è il suo, ma sempre con stile. Lo stesso stile che troviamo anche negli altri suoi lavori, una narrazione fluida, uno stile elegante, anche con un lessico adeguato che non corre il rischio di scadere: Rita Sanna non cade mai nel volgare, Rita Sanna riesce ad usare una terminologia che non è la sua senza appropriarsene. Riesce, quello sì, a trasmetterci le impressioni di Giorgia, il fastidio ed il disgusto della protagonista, un’amarezza che traspare tra le righe del racconto alternandosi con sarcasmo, così come la curiosità e anche, chiamiamola “speranza” della protagonista di trovare un compagno, un amico, qualcuno cui comunicare qualcosa, con cui condividere qualcosa. Ma sarà quello il luogo adatto? Siamo sicuri?
Elena Cordaro

venerdì 7 ottobre 2011

Comunicato stampa: “Alice” diventa icona “postmoderna” nel laboratorio di Marco Minghetti in collaborazione con cineama.it

06/10/2011. Parte oggi il progetto di laboratorio audiovisivo che vede in campo la collaborazione tra cineama.it – la nuova piattaforma social dedicata al cinema e all’audiovisivo – e Marco Minghetti con la sua “Alice postmoderna”.
Minghetti è giornalista, docente, blogger, ...manager, già Direttore Responsabile di Fondazione Italiana Accenture e Direttore della Scuola Mattei del Gruppo ENI. Alice postmoderna” è Il suo progetto multidisciplinare e multicanale, nato come percorso formativo per gli studenti del corso di “Humanistic Management” della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Pavia, che sta destando l’interesse di artisti, scrittori, docenti universitari, filosofi, sociologi ma anche di organizzazioni pubbliche e private.

Alice postmoderna si propone una lettura “annotata” di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, utilizzando le intuizioni di Lewis Carroll per leggere la realtà contemporanea. L’obbiettivo è sviluppare il tema della "postmodernità" di Alice attivando l'intelligenza collettiva di tutti gli interessati - specialisti di letteratura, sociologi, filosofi, semplici appassionati, giovani studenti e ricercatori – attraverso gli strumenti del web 2.0.
Alice nel Paese delle Meraviglie è una di quelle opere senza tempo che affascina milioni di lettori da oltre 150 anni. Il progetto Alice postmoderna parte anticipando la grande mostra - Alice in Wonderland, che inaugurerà i primi di novembre alla Tate Liverpool. La prima mostra che esplora il modo in cui le storie di Lewis Carroll hanno influenzato le arti visive, ispirando generazioni di artisti.

Al blog curato da Marco Minghetti su Il Sole 24Ore, alla pagina Alice Annotata e al gruppo Facebook si aggiunge ora un altro canale di interazione per Alice postmoderna: un laboratorio su cineama.it. L’obbiettivo è di coinvolgere la community di cineama.it nell’ideazione, sviluppo e realizzazione di un’opera audiovisiva che abbia le sue linee guida nelle tematiche sviluppate attorno al progetto di Alice postmoderna, lasciando che le forme finali dell’opera emergano dall’interazione e dalle discussioni che ne saranno scaturite.
L’opera audiovisiva sarà, quindi, il risultato di una serie di cortometraggi realizzati da vari filmmakers con tecniche diverse unite a operazioni di mashup tra le molteplici versioni di “Alice”, fornite dalla cinematografia mondiale nel corso degli ultimi cent’anni. A queste si uniranno le possibilità ispirate dai “cineamatori”.

cineama.it sosterrà, promuoverà e guiderà questo cammino, seguendo la sua vocazione di piattaforma partecipativa e “factory” aperta a collaborazioni e sperimentazioni nel campo cinematografico e più in generale audiovisivo.

martedì 4 ottobre 2011

Tante macchine, troppo smog

Le nostre città sono ogni giorno sempre più intasate: paradossalmente, le strade aumentano e il traffico cresce. Il trasporto su gomma (sia di persone che di merci) è una delle maggiori cause della crescita gas serra in Italia, e per invertire la tendenza occorre investire sulla mobilità sostenibile nelle città e promuovere lo spostamento delle merci su ferrovia. Invece, tra il 2002 e il 2009 oltre il 70% dei fondi investiti per il trasporto sono andati a strade e autostrade, premiando in tal modo proprio la forma più inquinante di mobilità. Oggi, siamo purtroppo il paese con il più alto rapporto macchine-abitanti nel mondo (59 automobili ogni 100 abitanti).
Un primato certo non invidiabile. L'esperienza ci insegna che non serve a nulla costruire nuove strade o ingrandire quelle esistenti. Per ridurre il traffico dobbiamo usare il meno possibile l'auto, e farci salire più persone: questa è la filosofia della mobilità sostenibile.
E, appena possibile, alimentarle con combustibili poco inquinanti (metano e gpl)
Esistono esperienze poco collaudate in Italia ma in continua crescita in molti paesi europei come il car-pooling, una modalità di trasporto che consiste nella condivisione di automobili private tra un gruppo di persone, con l'obiettivo di ridurre i costi del trasporto e di contribuire alla riduzione dell'inquinamento, o il car sharing, un servizio che permette di utilizzare un'automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un sito predefinito e possibilmente vicino al proprio domicilio, e pagando per l'effettivo utilizzo fatto.
Car pooling e car sharing fanno parte delle politiche di mobilità sostenibile, per favorire il passaggio dal possesso del mezzo all'uso dello stesso, in modo da permettere di rinunciare all'auto privata ma non alla esigenza di mobilità.
L'ideale per muoversi in città restano comunque la bici o il mezzo pubblico (tram, bus, treno): economici e pratici, rispettano la filosofia della mobilità sostenibile.
Sono sempre più presenti sul mercato anche la bici elettrica e la moto elettrica: emissioni zero, alta affidabilità, bassissima manutenzione e ricariche economiche sono alla base del loro crescente successo, oltre a fornire un valido contributo alla mobilità sostenibile.